Rassegna Back-In con 8½
8½ (1963), uno dei film più celebrati di Federico Fellini, è un’opera che si muove costantemente tra realtà, memoria e immaginazione, raccontando la crisi creativa e personale di Guido Anselmi (Marcello Mastroianni), regista incapace di portare a termine il suo nuovo film. In questo magma di ricordi, sogni e ossessioni femminili, emerge la figura di Claudia, interpretata da Claudia Cardinale, che assume un ruolo decisivo nella poetica del film.

Claudia Cardinale in 8½ (1963) di Federico Fellini interpreta Claudia, figura luminosa e rassicurante che incarna l’ideale femminile del protagonista Guido Anselmi (Marcello Mastroianni). Il suo personaggio non è una donna reale, ma un’apparizione simbolica: rappresenta la purezza, la possibilità di un amore autentico e il rifugio dall’inquietudine creativa ed esistenziale del regista. La Cardinale, con il suo fascino e la sua eleganza, diventa così l’immagine della speranza e dell’armonia in un film dominato dal caos interiore.
Il ruolo della Cardinale si distingue nettamente da quello delle altre figure femminili che popolano l’universo di Guido: la moglie Luisa, ferita e disincantata; l’amante Carla, leggera e invadente; le donne della memoria, legate al desiderio e al senso di colpa. Claudia non appartiene a nessuna di queste sfere: appare piuttosto come un’epifania, la donna “giusta” che Guido vorrebbe incontrare, ma che forse non esiste se non nella sua mente. Fellini le affida la funzione di specchio dell’anima, proiezione di un bisogno di equilibrio impossibile da realizzare nella vita concreta.

In questo senso, la Cardinale incarna la dimensione utopica del femminile: non un corpo, ma un’idea, non un rapporto tangibile, ma un modello salvifico che sfugge alla realtà. La sua bellezza e il suo portamento diventano strumenti narrativi: nel fluire onirico di 8½, la sua presenza rappresenta l’unico punto di luce capace di orientare lo sguardo dello spettatore e di offrire a Guido l’illusione di una via d’uscita.
Attraverso Claudia, Fellini mette in scena non soltanto la crisi di un regista, ma anche il rapporto ambiguo tra l’artista e la donna: musa, rifugio, promessa di redenzione, ma anche creatura irreale che non può esistere fuori dallo sguardo maschile. È in questo scarto tra desiderio e impossibilità che risiede la forza del personaggio, e il motivo per cui la Cardinale resta una presenza indimenticabile nel mosaico caleidoscopico di 8½.
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